Crediti deteriorati ai raggi X: Npe, forte discesa per i volumi lordi gli ultimi 4 anni
“Another Brick in the Wall”. Così gli esperti di PwC (prendendo in prestito il titolo della famosa canzone dei Pink Floyd) intitolano il report dedicato al mercato dei Non-Performing Loans (NPL) in Italia, mettendo in evidenza le principali tendenze degli ultimi 4 anni. A partire dall’andamento dei volumi lordi di Non-Performing Exposures” (NPE) che sono diminuiti in maniera significativa, passando da un picco di 341 miliardi di euro a fine 2015 a 165 miliardi a giugno 2019.
Non solo grazie alle numerose operazioni di cessione, si sono più che dimezzate le sofferenze, che sono passate da 200 miliardi a 88 miliardi nello stesso arco temporale. E il 2019 si attesterà a circa 38 miliardi di transazioni NPE. Secondo i dati contenuti nel report di PwC, oltre 200 miliardi di NPE lordi sono stati oggetto di cessione dal 2015 ad oggi, di cui circa 69 miliardi perfezionate tramite cartolarizzazione con Gacs.
In questo scenario in miglioramento, le principali banche italiane prevedono un’ulteriore riduzione del NPE ratio lordo entro 2-3 anni. Gli esperti segnalano che tale previsione potrebbe aumentare in caso di “jumbo deals”, ovvero grandi operazioni volte a dare soluzioni sistematiche al problema dello stock di NPE. Tra i trend degli ultimi 4 anni anche l’aumento delle transazioni Utp e il possibile indirizzamento del mercato verso soluzioni “jumbo” stile Project M di Intesa Sanpaolo (3 miliardi di Utp).
Per quanto riguarda gli ultimi annunci, c’è quello di Unicredit che a inizio dicembre ha presentato il suo piano industriale al 2023. In quella occasione il gruppo bancario guidato da Mustier ha indicato esposizioni creditizie deteriorate non core inferiori a 9 miliardi entro fine 2019 e inferiori a 5 miliardi entro fine 2020.
“Il trend dei volumi delle transazioni NPL porta molti a domandarsi cosa ci si possa aspettare da un mercato che ha segnato il suo livello più basso degli ultimi 3 anni e che per la prima volta dal 2013 ha registrato un calo rispetto all’anno precedente. Bene, a nostro avviso, più di quanto potrebbe sembrare”, spiega Pier Paolo Masenza, Financial Services Leader di PwC.
Il sistema bancario italiano sembra aver superato il momento più critico, ma, nonostante ciò, le banche continuano ad avere obiettivi di deleveraging sempre più sfidanti e impegnativi. La ragione di ciò risiede anzitutto nello stock ancora elevato di sofferenze e UtP iscritti nei loro bilanci, che si riflette in un NPE ratio aggregato (8,7%) quasi tre volte superiore alla media UE (3%), e che, di conseguenza, rimane nel mirino del regolatore.
Secondo Gabriele Guggiola, Regulatory Deals Leader di PwC: “Il rinnovo della GACS continuerà a favorire la vendita degli NPL, così come dimostrato dalla significativa pipeline di operazioni in fase di strutturazione, a cui stanno lavorando alcuni primari istituti di credito italiani, mentre sempre più SGR di nuova costituzione si stanno specializzando nell’acquisto e nella gestione di crediti Utp. D’altronde, l’appetito degli investitori per non‑core e non‑performing assets non manca”.